Aa. Vv.
Incroci n. 16
Incroci n. 16
n. 16 (luglio-dicembre 2007)
ISBN: 9788880827160
Il fatto che «incroci» abbia scelto sin dal suo primo fascicolo di distinguere le differenti annate secondo i sette colori dell’arcobaleno (dal rosso del 2000 al viola del 2006) ha determinato che l’attuale annata, l’ottava, venisse percepita dalla redazione e – ci auguriamo – dai nostri pochi affezionati lettori come la prima di un secondo ciclo, persino superando quel limite ‘psicologico’ del quindicesimo fascicolo al quale era giunta la ‘sorella maggiore’ della nostra rivista, quell’«in oltre» che nella prima metà degli anni Novanta aveva visto maturare il percorso critico-artistico di molti di noi. Forse anche per rendere esplicita e condividere la consapevolezza di un percorso compiuto con impegno e passione (non esenti, certo, da errori e conseguenti correzioni di rotta) abbiamo pensato di sottolineare la chiusura del 2007 con un numero monografico, evento per noi raro (solo il n. 3, ricordiamo, fu dedicato al tema Innocenza e neo-dialettalità). Facendo eco al clamore suscitato nell’ultimo anno da un intenso dibattito sullo stato della critica letteraria in Italia, sulla necessità o impossibilità (a seconda dei punti di vista, più o meno costruttivi) di una sua ridefinizione teoretica e metodologica e sulla crisi o inattualità (a seconda delle vocazioni, più o meno catastrofiche) della figura del critico – dibattito che inevitabilmente si allarga a una valutazione (più o meno sbrigativa, a seconda della generosità dei vecchi maestri) delle qualità scientifiche delle ‘nuove’ leve critiche (con un’età, cioè, compresa fra i trenta e i cinquant’anni) –, si è pensato di dedicare questo sedicesimo fascicolo ad un Confronto sulla critica. Onde evitare l’effetto di un dibattito tutto riservato ai più ‘giovani’ e differenziare il nostro contributo rispetto a iniziative solo parzialmente analoghe di altre riviste (si pensi ad alcuni meritori fascicoli di «Atelier» apparsi fra il 2002 e il 2003), il numero ospita nella prima parte (Poetiche e crisi della critica) saggi e riflessioni di alcuni ‘padri’ e compagni di strada dalle suole più consumate, nella precisa convinzione che nessuna pur legittima e doverosa esigenza di spazio e autonomia – avvertita dalle ultime due generazioni di critici italiani – possa giustificare il precoce accantonamento di un’alta lezione letteraria.